e-commerce: i trend del 2024

Per essere pronti a cogliere tutte le opportunità del commercio digitale Calicantus offre una panoramica sui maggiori trend italiani e internazionali del 2024.
Prima fra tutti, la consegna in 24h, diventata cruciale per mantenere un alto vantaggio competitivo, poi, essere presenti all’interno di Marketplace con schede prodotti ricche di immagini e dettagli, che permette di sfruttare in modo efficiente il potenziale di mercati online.

Ma nell’arco dei prossimi mesi ci si aspetta anche un significativo aumento del Social Commerce, con nuove opportunità per coinvolgere e incrementare la base clienti.
Per massimizzare i vantaggi, è opportuno investire sui social media e adottare una strategia di contenuti con vetrine di prodotti, video accattivanti e collaborazioni con i creator. Ma è cruciale anche l’interazione attiva con il pubblico e la pronta risposta a commenti e messaggi.

AI, apprendimento automatico e AR

AI e apprendimento automatico stanno trasformando radicalmente l’e-commerce. Il potenziale della Realtà Aumentata poi è immenso, e nel 2024 le aziende che la incorporeranno nelle strategie di e-commerce otterranno un vantaggio competitivo significativo.
Mediante l’AI generativa, poi, la funzionalità legata alle Ricerche Vocali sarà decisamente potenziata per rendere la Customer Experience più coinvolgente e con un approccio conversazionale.
Ma quando l’e-commerce ha volumi di vendita importanti, diventa fondamentale implementare un Sistema di Gestione degli Ordini (OMS), in grado di orchestrare tutte le fasi secondo una customer experience eccellente.

Servizi in abbonamento e transazioni B2B

Non sono da meno i servizi in abbonamento, tendenza destinata a proseguire anche nel 2024. Per un lancio di successo, è cruciale implementare un sistema di gestione abbonamenti user-friendly, perché adottando i servizi in abbonamento si aprono opportunità per coltivare relazioni durature con i clienti e generare entrate ricorrenti.
Anche le transazioni B2B si sposteranno sempre più online, rendendo necessario un cambiamento nel modo in cui le aziende interagiscono con i Buyer.

Secondo Wunderman Thompson, il 90% degli utenti si aspetta un’esperienza d’acquisto simile al B2C anche nell’ambito B2B.
GenZ e Millennial stanno assumendo ruoli di responsabilità decisionali per gli acquisti B2B, e preferiscono ricercare e comprare prodotti online, spesso eludendo le tradizionali interazioni di vendita.

Architetture headless

Le architetture e-commerce headless sono sempre più popolari per aziende in cerca di soluzioni flessibili, permettendo aggiornamenti backend senza interruzioni e personalizzazione in tempo reale su diversi canali front-end.
Secondo IDC, molte piattaforme di e-commerce faticano a soddisfare gli standard moderni di customer experience, spingendo l’adozione del modello headless.

Le principali priorità evidenziate da IDC includono l’operatività su scala globale, il superamento delle aspettative dei clienti e la creazione di offerte combinate con vari fornitori e collaboratori.
Nella configurazione headless, il front-end e il back-end operano indipendentemente, offrendo maggiore personalizzazione e libertà di progettazione.

Inflazione: a dicembre 2023 prosegue la preoccupazione degli italiani

A dicembre, per il 20° mese consecutivo, l’inflazione è la prima preoccupazione per il 38% dei cittadini a livello globale, una percentuale in diminuzione di un solo punto rispetto a ottobre 2023.

Lo rileva l’ultima edizione di ‘What Worries the World’, l’indagine di Ipsos a cadenza mensile sulle principali preoccupazioni su questioni sociali e politiche in 29 Paesi. Secondo l’Ipsos Global Inflation Monitor, invece, l’Italia nel contesto Europeo è il Paese dove cittadini e cittadine lamentano maggiormente difficoltà nella gestione delle proprie finanze.

Consumatori insoddisfatti della propria situazione economica

La preoccupazione per l’inflazione in Italia rimane quindi elevata, e se si considera la soddisfazione della propria condizione economica, il Paese si presenta diviso in due.
Considerando che una persona su quattro crede che a una diminuzione del tasso di inflazione corrisponda una diminuzione dei prezzi, risulta evidente come sia difficile giungere a una situazione di allineamento tra accadimenti e aspettative.

Per i consumatori insoddisfatti della propria condizione economica si acuiscono fattori che tendono a diventare strutturali, come un aumento delle spese fisse e una diminuzione delle entrate, sia reale o percepita se parametrata al costo della vita.

I compromessi degli italiani per non ridurre i consumi

In generale, gli aumenti dei prezzi continuano a incidere molto sui consumi considerati comprimibili.
Le persone non vedono soddisfatta la loro aspettativa di una riduzione della quota di reddito dedicata a spese energetiche e spese fisse (mutui, affitti, ecc.). Ma in questo contesto, il carrello della spesa non modifica la sua composizione in termini di prodotti, bensì diminuisce il suo valore.

Nel corso del tempo la ricerca delle promozioni rimane la scelta per eccellenza per sostenere i propri consumi.
Con l’obiettivo di risparmiare, i consumatori adottano molteplici strategie per le diverse categorie di prodotto. Prima di ridurre o rinunciare del tutto agli acquisti cambiano i luoghi di acquisto favorendo discount e web, e fanno scorta di prodotti in promozione.

Il fenomeno della shrinkflation

L’ultima rilevazione dell’Osservatorio Inflazione registra un’ulteriore crescita della convinzione che oggi gli aumenti dei prezzi inizino a essere speculativi soprattutto da parte delle aziende produttrici.
Migliora, invece, la percezione nei confronti della distribuzione. Il carrello tricolore sembra avere avuto un ruolo nel sostenere l’immagine dei retailer.

Al contrario, non gioca a favore della produzione il fenomeno della shrinkflation, la pratica di ridurre il packaging e il contenuto dei prodotti, ma senza una relativa diminuzione di prezzo. Un fenomeno ormai sperimentato da sette persone su dieci, in particolare, sui prodotti abituali.

Perché le “faccine” sulla bolletta aiutano a ridurre i consumi energetici?

Una ‘faccina rossa’ in segno di disapprovazione, a indicare un eccessivo utilizzo di energia elettrica, può convincere ad attuare comportamenti più virtuosi e sostenibili?
Se inflazione, prezzi dell’energia e caro vita spingono a rivedere le abitudini di consumo, un progetto dell’Università di Trento punta a convincere le persone ad adottare un atteggiamento non solo più sobrio, ma anche più consapevole sui consumi.

Secondo i risultati della ricerca ‘Emozioni per un consumo energetico sostenibile: un’indagine psicofisiologica’, svolta al Laboratorio di Neuroscienze del Consumatore (NCLab) del Dipartimento di Economia e Management dell’Università di Trento, la comunicazione immediata, anzi, ‘parlante’, dei propri consumi energetici, li fa diminuire.

L’emotional energy-alert

In pratica, si tratta di ridurre i consumi energetici grazie a un feedback energetico personalizzato ‘emozionale’ (emotional energy-alert).
Di fatto, la ricerca ha confrontato le reazioni comportamentali e fisiologiche dell’utente di fronte a diversi tipi di feedback energetici.

Nella condizione di controllo, come nella bolletta standard, al consumatore venivano comunicati il consumo e il costo. Nella condizione sperimentale (emotional energy-alert), invece, il feedback ricevuto sul telefonino riportava gli stessi dati con l’aggiunta di una emoticon scontenta per l’eccessivo consumo.
Veniva poi inserita un’informazione in più: il consumo di energia del vicino di casa, per confrontare comportamenti, spese e risparmi.

Il feedback emozionale con emoticon rossa e riferimento sociale

“Questa è una novità rispetto alla bolletta tradizionale che di solito riporta i consumi in kilowattora e i costi – spiega Nicolao Bonini, responsabile del NCLab -. Aggiungere questo elemento di paragone con un referente sociale, il vicino di casa appunto, aumenta di circa tre volte la probabilità che il consumatore decida di ridurre il consumo elettrico. Oltre a ciò, l’emoticon rossa, arrabbiata perché si è stati spreconi, aumenta di un 3% la quantità di tale riduzione”.

Ogni consumatore coinvolto è stato testato nel laboratorio. “Abbiamo misurato la sudorazione emozionale, l’espressione facciale e i movimenti oculari, cioè reazioni non controllabili – aggiunge Bonini -. Quando le persone sono esposte al feedback emozionale con faccina e riferimento sociale ‘vicino di casa’, sudano di più rispetto alla situazione di controllo e indicano una maggiore emozionalità negativa”.

I programmi comportamentali per il contenimento dell’energia

“I nostri macchinari consentono di misurare dove il consumatore guarda, per quanto tempo, con che dilatazione pupillare, la sudorazione, i cambiamenti del ritmo cardiaco – continua il ricercatore, come riporta l’agenzia di stampa Agi -. Tutti questi indici psicofisiologici permettono di misurare l’emozionalità in maniera diretta. In questo modo integriamo dati verbali consapevoli con altri inconsapevoli. Se la politica – riflette il docente – incentivasse i fornitori di energia elettrica a utilizzare questi sistemi, che si chiamano ‘programmi comportamentali per il contenimento dell’energia’, ampiamente utilizzati all’estero, otterremmo gli stessi risultati di quelli a livello internazionale. L’uso di queste tecniche garantisce una riduzione di kilowattora consumati del 2,5%”.

Come avere successo nel lavoro: quali abitudini cambiare?

Come modificare le abitudini negative e smettere di avere comportamenti poco efficaci nel raggiungere il successo al lavoro?
Il successo spesso è questione di abitudini: consuetudini salutari che possono ridefinire il nostro equilibrio in senso migliorativo, aiutandoci a raggiungere i nostri obiettivi.

“Uno schema efficiente per cambiare le nostre abitudini è la semplificazione – spiega all’Adnkronos/Labitalia Roberto Castaldo, esperto di performance management, founder di 4 Man consulting -, così come teorizzato in neuroscienza. In particolare, è possibile modificare il nostro modo abituale di agire grazie alla teoria dei 21 minuti. Il metodo viene utilizzato da imprenditori, manager e professionisti ed è finalizzato all’aumento della produttività”.

La teoria dei 21 minuti

“Concentrandoci su una singola attività per 21 minuti e ripetendola per 21 giorni consecutivi, ostacolo davanti al quale la nostra forza di volontà spesso si arrende, possiamo ottenere risultati importanti, riuscendo a creare nuove e positive abitudini – avverte Roberto Castaldo -. Ogni volta che eseguiamo un’azione, infatti, nel nostro cervello avviene qualcosa di simile all’apertura di un canale. Più eseguiamo questa azione, più apriamo questo canale, facendo spazio a una nuova consuetudine. Lo schema efficiente segue il sistema Idra, e si basa sulla definizione di obiettivi specifici generando un incremento delle performance del 50%. Il primo passo – puntualizza Castaldo – è pensare alla nuova abitudine che si vuole sviluppare”.

Elaborare un’idea e pianificare un progetto

Il secondo step, è definire nel dettaglio il progetto seguendo un percorso logico fondato su uno schema sequenziale e basato su idee, descrizione risultati, azioni. Per elaborare un’idea, le domande sono: chi sei? Che ruolo hai? Quali sono le risorse a tua disposizione? Poi, descrivere l’obiettivo usando al massimo 250 parole, scrivere cosa si vuole ottenere, ed elaborare un piano di azioni utili al raggiungimento dei risultati che si vogliono ottenere.

“Questa metodologia – aggiunge l’esperto – oggi è utilizzata da molte Pmi in diversi ambiti. Nella governance utilizzando il sistema 21 minuti imprenditori e manager riescono a dedicare periodicamente tempo ad attività di pianificazione strategica, che spesso viene procrastinata e rientra in uno dei motivi di aumento del costo della non qualità”.

Ridurre turnover e tempo di inserimento

“Nell’onboarding delle nuove risorse e change management questa metodologia se usata nell’inserimento di nuove risorse in azienda riduce del 62% il tempo di inserimento e il turnover in azienda del 34% – continua ancora Castaldo -. Nelle attività di change management il sistema consente di dedicare tempo alla pianificazione e allo sviluppo, rimanendo altamente produttivi. Molto spesso le attività di formazione e training vengono rimandate a causa di una forte operatività. Questa metodologia consente di investire al meglio in questo fondamentale asset senza intaccare la produttività dello staff”.

Benessere psicologico nelle aziende: il burnout colpisce il 76% dei lavoratori

Se nel corso del 2023 ad avere ricevuto l’effettiva diagnosi di burnout è un lavoratore o lavoratrice su 5, chi ne ha sperimentato almeno un sintomo è il 76%. Il 14% in più rispetto al 2022.
I sintomi del burnout vanno da una sensazione di sfinimento al calo dell’efficienza lavorativa, dall’aumento del distacco mentale al cinismo rispetto al lavoro. Tra questi, il sintomo più diffuso è la sensazione di sfinimento. Per la GenZ, soprattutto i o le white collar, è più frequente il calo dell’efficienza lavorativa (56%).

Tuttavia, è diffusa la difficoltà ad assentarsi dal lavoro per prendersi cura di sé. Specialmente tra i e le blue collar, di cui solo il 19%  ha effettuato più di 5 giorni di assenza dal lavoro a causa di questo fenomeno. La percentuale sale invece per white collar (55%) e dirigenti (62%).
È quanto emerge dalla ricerca BVA Doxa commissionata da Mindwork.

Soffrire di ansia, insonnia, stress per motivi legati al lavoro

Inoltre, una persona su 2 prova condizioni di stress elevato. Il 58% di chi sperimenta malessere psicologico nella propria vita personale vive la stessa condizione anche al lavoro e viceversa. In particolare, una persona su 2 dichiara di soffrire di ansia e insonnia per motivi legati al lavoro.

Inoltre, una persona su 2 sperimenta condizioni di stress elevato. Un dato ancora più critico per i dirigenti (61%).
Purtroppo, sempre in continuità con i dati 2022, l’ambiente di lavoro si conferma come meno adatto a esprimere il proprio malessere rispetto al contesto familiare (41%).

Gen Z e Millennials si licenziano per malessere emotivo

Più della metà degli intervistati poi afferma di aver lasciato il lavoro per motivi di malessere emotivo a esso correlato (54%), fenomeno in evidenza per Gen Z e Millennials, in cui la percentuale aumenta rispettivamente del 66% e del 59%.
Oltre 9 persone su 10 ritengono quindi essenziale la promozione del benessere psicologico da parte dell’azienda (96%), ma nel 67% delle organizzazioni il servizio di supporto psicologico non è presente.

Dove disponibile, viene valutato positivamente dal 51% dei lavoratori e delle lavoratrici appartenenti alla categoria blue collar.
In notevole crescita anche la quota di persone che valuterebbero positivamente la messa a disposizione del servizio di supporto psicologico (73%), più precisamente relativamente ai white collar (76%) e blue collar (79%).

Caregiver e genitori chiedono più supporto all’impresa

Dato indicativo quello riguardante i e le caregiver, il cui 88% dichiara che questo ruolo ha un impatto considerevole sul proprio benessere psicologico. Sei su 10 dichiarano la necessità di supporto da parte dell’impresa nella gestione del proprio ruolo (59%), sebbene solo il 20% lo riceva.

Allo stesso modo, per l’89% di lavoratori e lavoratrici con figli il ruolo genitoriale ha un impatto significativo sul proprio benessere psicologico.
Più precisamente, 1 genitore su 2 riferisce il bisogno di supporto da parte dell’azienda nella gestione dei propri figli (48%). Tuttavia, solo il 25% ritiene di riceverlo.

Come risparmiare sui costi dell’impianto fotovoltaico

L’installazione di un impianto fotovoltaico è un investimento che può consentire di ottenere un notevole risparmio sui costi dell’energia elettrica.

Tanti infatti, sono ormai gli utenti che hanno adottato questo sistema per creare autonomamente l’energia elettrica necessaria in casa, ed alcuni hanno addirittura effettuato il distacco definitivo dalla rete elettrica.

Certo, l’acquisto di un impianto fotovoltaico può essere un investimento importante, sia in termini di costi che di tempo, e per questo motivo è importante conoscere gli incentivi e le detrazioni fiscali disponibili per l’installazione di un nuovo impianto.

Incentivi per l’installazione di impianti fotovoltaici

In Italia, sono disponibili diversi incentivi per l’installazione di impianti fotovoltaici. I principali sono:

  • L’Ecobonus al 50%, un’agevolazione fiscale che consente di detrarre il 50% delle spese sostenute per l’acquisto e l’installazione di un impianto fotovoltaico. L’agevolazione è disponibile per i proprietari di immobili, gli affittuari, i condomini e i proprietari d’impresa.
  • Il Bonus Casa al 50%, un’agevolazione fiscale che consente di detrarre il 50% delle spese sostenute per l’acquisto e l’installazione di un mini-impianto fotovoltaico. L’agevolazione è disponibile per i proprietari di immobili.
  • Il Quinto Conto Energia, un incentivo che prevede il pagamento di un corrispettivo per l’energia elettrica prodotta e immessa in rete. L’incentivo è disponibile per i proprietari di impianti fotovoltaici di potenza superiore ai 3 kW.

Detrazioni fiscali per l’installazione di impianti fotovoltaici

A parte gli incentivi è possibile beneficiare anche di interessanti detrazioni fiscali per l’installazione di impianti fotovoltaici. Le principali detrazioni fiscali esistenti sono:

  • La detrazione IRPEF al 50% , un’agevolazione fiscale che consente di detrarre il 50% delle spese sostenute per l’acquisto e l’installazione di un impianto fotovoltaico. L’agevolazione è disponibile per i proprietari di immobili, gli affittuari, i condomini e i proprietari d’impresa.
  • La detrazione IRES al 6%, un’agevolazione fiscale che consente di detrarre il 6% delle spese sostenute per l’acquisto e l’installazione di un impianto fotovoltaico. L’agevolazione è disponibile per i proprietari d’impresa.

Requisiti per beneficiare delle agevolazioni

Per beneficiare delle agevolazioni per l’installazione di impianti fotovoltaici, è necessario soddisfare determinati requisiti. I più importanti sono:

  • L’impianto fotovoltaico deve essere destinato esclusivamente all’autoconsumo.
  • L’impianto fotovoltaico deve essere installato su un immobile situato in Italia.
  • L’impianto fotovoltaico deve essere installato da un’impresa qualificata.

Come richiedere le agevolazioni

Per richiedere le agevolazioni per l’installazione di impianti fotovoltaici, è necessario presentare la documentazione richiesta all’Agenzia delle Entrate, oltre che  inviare una notifica di installazione dell’impianto anche all’Enea (Agenzia Italiana per le Nuove Tecnologie, l’Energia e lo Sviluppo economico sostenibile).

La documentazione richiesta varia a seconda dell’incentivo o della detrazione fiscale richiesta. Per avere maggiori informazioni puoi contattare Sungroup, azienda che si occupa della installazione di impianti fotovoltaici Torino, che può occuparsi al posto tuo di produrre tutte le pratiche burocratiche necessarie.

In quanto tempo è possibile rientrare dall’investimento?

L’installazione di un impianto fotovoltaico è un investimento che può portare ad un notevole risparmio sui costi dell’energia elettrica. In media, un impianto fotovoltaico di potenza pari a 3 kW può produrre circa 3.300 kWh all’anno.

Questo significa che, in un anno, un impianto fotovoltaico può produrre energia elettrica per un valore di circa 2.500 euro, considerando il costo dell’energia elettrica in Italia.

Considerando tutte le agevolazioni fiscali disponibili, il tempo di rientro dell’investimento per un impianto fotovoltaico di potenza pari a 3 kW è dunque di circa 5-6 anni, un arco di tempo certamente ragionevole.

In breve

L’installazione di un impianto fotovoltaico è un investimento che può portare a un notevole risparmio sui costi dell’energia elettrica.

È un acquisto in grado di ripagarsi da solo già dopo qualche anno ed i diversi incentivi e detrazioni fiscali disponibili possono aiutare a ridurre i tempi per recuperare la somma investita.

Parchi divertimento italiani: un business dal futuro green 

Secondo i dati SIAE nel 2022 il settore dei Parchi divertimento italiani ha generato un giro d’affari di 1 miliardo di euro, tra biglietteria (+75% sul 2021), attività di ristorazione e merchandising. Cifra che sale a 2 miliardi di euro considerando l’indotto esterno (hotel, centri commerciali e altri servizi).
È il miglior risultato dell’ultimo quinquennio, superiore anche ai numeri pre-pandemia (+10,9% sul 2019).
“La sfida di oggi, però, è trasformare questa proattività in una vera e propria strategia progettuale, affinché la sostenibilità diventi fattore stesso di crescita per i parchi di domani – commenta Maurizio Crisanti, segretario nazionale dell’Associazione Parchi Permanenti Italiani durante la 22° edizione dei Parksmania Awards -. Un elemento imprescindibile per garantire un’offerta di tempo libero di qualità alle generazioni future”.

“Tra i primi a promuovere una vera e propria cultura della sostenibilità”

Per i Parchi Permanenti italiani emerge quindi la necessità di progettare un futuro green. E definire le linee guida per lo sviluppo sostenibile di un comparto composto da circa 230 aziende, tra parchi tematici, faunistici, avventura e acquatici, che assicura 30.000 posti di lavoro, tra fissi e stagionali, 60.000 considerando l’indotto.
“I parchi divertimento vengono considerati energivori –  aggiunge Crisanti -, ma in realtà lavorano da anni per ridurre il loro fabbisogno energetico e sono stati tra le prime aziende in Italia a promuovere una vera e propria cultura della sostenibilità, sensibilizzando anche il pubblico: dalla riduzione dei consumi di plastica alle pratiche virtuose basate sul riciclo e sulla circolarità, fino all’impiego di energia da fonti rinnovabili”.

Ingressi: +72%, Veneto in testa

Sul fronte dei visitatori, SIAE certifica per il 2022 18.463.628 ingressi, +72% sul 2021, anche se in lieve flessione (-5%) sul 2019, anno che aveva segnato il record storico.
Al dato SIAE vanno aggiunte le presenze relative a omaggi e operazioni promozionali, per un totale stimato di circa 20 milioni di visitatori.
A livello regionale, il primo gradino del podio è saldamente in mano al Veneto, che ospita la maggiore concentrazione di parchi divertimento, seguito da Emilia Romagna, Lombardia e Lazio.
Quanto alla stagionalità, i mesi estivi si confermano dominanti, seguiti da aprile e ottobre, caratterizzati da un ottimo tasso di affluenza nonostante il numero di parchi aperti sia inferiore.

Il trend prosegue anche nei primi 9 mesi del 2023

Il trend descritto dai dati SIAE prosegue anche nei primi 3 trimestri 2023, complici i 120 milioni di euro investiti da inizio anno in nuove attrazioni, spettacoli e ampliamenti.
La stima è di chiudere al 31 dicembre con un incremento del giro d’affari compreso tra l’8% e il 10%, arrivando a quota 22 milioni di visitatori italiani e 1,7 milioni di stranieri. 
Nel prossimo triennio sono previsti investimenti per circa 450 milioni di euro, che oltre a migliorare la competitività dei parchi italiani sul mercato internazionale, avranno immediate ricadute positive su indotto e occupazione, migliorando anche l’attrattività turistica dei territori di riferimento.

I regali di compleanno più originali

Il compleanno è una ricorrenza importante, che merita di essere festeggiato con un regalo speciale e che faccia felice la persona che lo riceve.

Come spesso capita, soprattutto con le persone che hanno già tutto, trovare il regalo giusto non è facile, in particolar modo se si vuole fare un regalo originale.

Se è questo il caso, nessun problema!

Proprio per questo abbiamo pensato di proporti una selezione di idee regalo di compleanno originali, per tutti i gusti e per tutte le tasche.

  • Esperienze: I regali esperienziali sono sempre un’ottima scelta, perché permettono al festeggiato di vivere qualcosa di nuovo e indimenticabile.Puoi regalare un biglietto per un concerto, un evento sportivo, un corso di cucina o un’esperienza di benessere in una SPA, ad esempio.
  • Oggetti personalizzati: Un regalo personalizzato è un modo carino per dimostrare che hai pensato davvero al festeggiato e non all’apparenza.Puoi regalare un gioiello con il suo nome, un portachiavi con la sua foto o un oggetto di design con un messaggio speciale.
  • Oggetti per la casa: Se il festeggiato è un amante della casa, puoi regalargli un oggetto che gli renda la vita più bella. Una bella pianta tropicale o un bonsai particolare, un elettrodomestico di ultima generazione o un elemento d’arredo ricercato sono sempre regali apprezzati.
  • Gadget tecnologici: I gadget tecnologici sono sempre un regalo gradito, soprattutto per i giovani.Puoi regalare un nuovo smartphone, un tablet, un drone o un accessorio per la sua console preferita.
  • Attività all’aperto: Se il festeggiato ama le attività all’aperto, puoi regalargli un’esperienza che lo faccia divertire.Un corso di surf, un’escursione in montagna o un giro in bicicletta sono solo alcune delle tante idee, anche in base alle caratteristiche del territorio in cui vive la persona che lo riceverà.
  • Omaggi per la persona: Se il festeggiato è una persona a cui tieni particolarmente, puoi regalargli qualcosa che gli faccia sentire il tuo affetto.Un biglietto di auguri scritto a mano, un mazzo di fiori o una vostra foto ricordo sono gesti semplici ma significativi.
  • Insegne con il nome del festeggiato: Le insegne al neon sono un regalo originale e divertente, che può essere personalizzato con il nome del festeggiato.Questa tipologia di regalo è particolarmente apprezzata dai giovani, che amano esprimere la propria personalità in modo creativo. Le insegne al neon led possono essere utilizzate in diversi ambienti come la casa, l’ufficio o il negozio.

Altre idee carine

Se hai bisogno di altri spunti utili, valuta le idee regalo che che seguono e stabilisci se sono adatte o meno alla persona che sta per festeggiare il compleanno:

  • Un viaggio in un’altra città o paese
  • Un corso di yoga, lettura o di qualsiasi altra attività che piaccia al festeggiato
  • Un trattamento estetico o massaggio
  • Un evento culturale o una partita
  • Un’esperienza di volontariato o di solidarietà

Perché scegliere un regalo originale?

Un regalo originale è un modo per dimostrare che hai pensato davvero al festeggiato e che hai fatto uno sforzo per trovare qualcosa di speciale.

Tra l’altro un regalo originale è anche un modo per lasciare un ricordo indelebile nella mente del festeggiato, il quale penserà a te ogni volta che guarderà o utilizzerà ciò che gli avrai regalato.

Un regalo di compleanno originale è dunque un qualcosa di creativo ed utile al tempo stesso, un oggetto che verrà utilizzato nel tempo e che non sarà destinato a rimanere chiuso in un cassetto per gli anni a venire.

Conclusione

Queste sono solo alcune idee utili per individuare il regalo di compleanno perfetto per una persona a te care. L’importante è scegliere un regalo che sia adatto al festeggiato e che pensi possa utilizzare nel tempo.

In poche parole, se stai cercando un regalo di compleanno che faccia davvero la differenza, scegli qualcosa di veramente originale e sarà un successo!

Platform Thinking: la strategia che trasforma e potenzia il business

Il Platform Thinking è una strategia di innovazione che interessa 9 imprese su 10 dell’indice S&P 500. A quanto emerge dalla ricerca dell’Osservatorio Platform Thinking Hub della School of Management del Politecnico di Milano il 92% di queste aziende ha infatti sviluppato un’iniziativa in qualche modo legata a una piattaforma, ma solo una su tre sta sfruttando appieno le opportunità derivanti dal Platform Thinking.

Dalla diffusione di realtà come Spotify per ascoltare la musica senza acquistare cd, Airbnb per alloggiare in una città senza usare l’albergo, Facebook o Google per informarsi senza acquistare quotidiani, le piattaforme sono diventate parte integrante della vita quotidiana, rimodellando il modo in cui si comunica, si fanno acquisti, si accede all’intrattenimento.
Di fatto, il Platform Thinking è la capacità di utilizzare meccanismi basati su piattaforme per la trasformazione del business di una qualsiasi azienda.

Non solo un fenomeno ristretto alla Silicon Valley

“La parola piattaforma è entrata nel linguaggio comune grazie alla diffusione di una miriade di servizi digitali – spiega Daniel Trabucchi, Direttore Scientifico dell’Osservatorio -. Ma le piattaforme non sono un fenomeno moderno, riservato a startup e aziende tech, radicato esclusivamente nella Silicon Valley. Le piattaforme sono strumenti per la trasformazione del business, applicabili a organizzazioni di qualsiasi tipo.
Il Platform Thinking è la capacità di comprendere le dinamiche e le logiche di innovazione dei casi di successo digitali, mettendo la loro scalabilità ed efficacia a disposizione di tutte le imprese per attivare e supportare il loro processo di Business Transformation”.

Promuovere l’innovazione secondo un nuovo paradigma

“Anche le aziende tradizionali italiane possono adottare un approccio di Platform Thinking – continua Tommaso Buganza, Responsabile Scientifico e Direttore dell’Osservatorio -. È possibile trarre insegnamento dalle esperienze di successo per promuovere l’innovazione secondo un nuovo paradigma.
Quella del Platform Thinking è una prospettiva universalmente applicabile, dal settore manifatturiero ai servizi, dai nuovi arrivati digitali alle imprese collaudate nel tempo, dalle imprese a conduzione familiare alle multinazionali. 
Vedere un’opportunità di innovazione per le imprese esistenti, piuttosto che un semplice modello di business per le startup, permette di entrare in una nuova epoca, un vero e proprio ‘Rinascimento’ per le piattaforme”.

Solo il 30% delle aziende sta sviluppando piattaforme vere e proprie 

Delle prime 500 aziende dell’indice Standard & Poor, escludendo le sole 16 realtà con piattaforme ‘native’ (Google, Meta, Apple…), il 92% delle imprese (445) ha sviluppato una o più iniziative promuovendole come ‘piattaforma’. Ma nella maggioranza dei casi si tratta semplicemente di servizi lineari digitali, senza le caratteristiche che identificano le vere e proprie piattaforme.

Solo il 30% (135) sta sviluppando vere e proprie piattaforme sfruttandone l’efficacia e scalabilità, ma proprio questo 30% realizza il 34% delle vere iniziative di piattaforma tra quelle analizzate.
Questo indica che applicare il Platform Thinking può essere molto complesso nella fase iniziale, ma una volta che il meccanismo viene decodificato, implementato e appreso, viene replicato con successo.

Lo stato dell’acqua in Italia “perde”: colpa delle infrastrutture 

Emerge dallo studio realizzato dall’Istituto Eurispes sullo stato delle acque in Italia: siamo terzi in Europa nella classifica dei paesi con maggiori disponibilità di acqua, dietro solo a Svezia e Francia, ma allo stesso tempo siamo il paese con i maggiori consumi pro-capite di acqua potabile (oltre 220 litri giornalieri), e secondo per consumi in agricoltura.

In termini di prelievi pro-capite, con 155 metri cubi annui per abitante, siamo in seconda posizione, preceduti solo dalla Grecia (158) e seguiti da Bulgaria (118) e Croazia (113).
In Italia ogni anno vengono prelevati oltre 30 miliardi di metri di cubi di acqua per tutti i tipi di uso. Siamo al primo posto tra i Paesi Ue per la quantità di acqua dolce prelevata per uso potabile da corpi idrici superficiali o sotterranei.

La rete di distribuzione perde il 42,2% del volume immesso

Negli ultimi anni, numerosi studi hanno evidenziato una costante riduzione della quantità di acqua rinnovabile presente sul nostro territorio. Le proiezioni climatiche condotte da ISPRA evidenziano i possibili impatti a breve, medio e lungo termine dei cambiamenti climatici sul ciclo idrologico e sulla disponibilità di risorsa idrica.

In tema di risorse idriche la principale criticità nel nostro Paese riguarda la presenza di un sistema infrastrutturale antiquato e disfunzionale, concepito sulla base delle necessità degli anni Cinquanta.
L’esempio più emblematico riguarda le perdite idriche nella rete di distribuzione, che nel 2020 sono state pari al 42,2% del volume di acqua immessa. Il che equivale a una perdita pari a 3,4 miliardi di metri cubi di acqua ogni anno.

Il problema sono le tubature

L’ammodernamento e il rifacimento della nostra rete idrica è forse uno degli elementi più urgenti da affrontare per recuperarne almeno una parte.
D’altro canto, risulta difficile aspettarsi alti livelli di efficienza da una rete che per il 60% risale ad almeno trent’anni fa, e di cui il 25% ha superato i 70 anni di vita. In diversi centri storici italiani, poi, le tubature risalgono addirittura al periodo post-unitario.

Diventa pertanto sempre più urgente adottare misure di adattamento ai cambiamenti climatici, che favoriscano un uso più razionale ed efficiente delle risorse a nostra disposizione.
Bisogna però prendere atto che la crisi idrica non è dovuta solamente a una carenza, spesso momentanea di materia prima, ma è piuttosto dovuta alla mancanza di impianti e reti adeguate sull’intero ciclo dell’acqua.

Senza investimenti la “siccità” diventa strutturale

In assenza di investimenti che possano favorire la captazione, l’immagazzinamento, il trasporto, la distribuzione, la depurazione e il riuso delle acque si rischia di cronicizzare il problema rendendo la mancanza d’acqua una questione strutturale.
Basti pensare che l’Italia potrebbe recuperare, attraverso la depurazione e il riuso delle acque reflue, circa 8,5 miliardi di metri cubi di acqua (poco meno di un terzo dell’acqua consumata annualmente) da destinare all’agricoltura e all’irrigazione dei campi.