Vacanze 2019, i trend e le destinazioni top

Le prenotazioni dei viaggi organizzati crescono tra il 5% e il 10% rispetto al 2018. E le mete preferite sono i soggiorni balneari, nel Sud Italia, Nord Africa e Oceano Indiano. Per i viaggi culturali, invece, Giappone, Stati Uniti e Nord Europa sono le mete top dell’estate 2019. E anche quest’anno in Italia i soggiorni mare premiano per l’ennesima volta Sardegna, Sicilia, Puglia e Calabria. Piacciono però anche le città, come Venezia, Firenze, Roma.

Dall’Osservatorio Astoi Confindustria Viaggi, emergono le preferenze degli italiani e le tendenze per queste vacanze 2019. Vacanze che non sono più lunghe come un tempo, ma che in estate vanno dai classici 7 giorni ai 13 giorni al massimo.

In Europa si scelgono Bulgaria, Russia e Serbia. Ripartono Turchia e Tunisia

In Europa hanno invece ottenuto grande consenso i tour in Bulgaria, Russia e Serbia. Bene anche Germania, Irlanda, Gran Bretagna. Il medio raggio ha visto ripartire, dopo alcuni anni di stasi, la Turchia e, dal punto di vista dei soggiorni balneari, la Tunisia. Si riconferma poi l’alta richiesta per il Mar Rosso egiziano, ormai in forte ripresa da oltre un anno, con numeri importanti e un innalzamento di qualità e prezzo medio. La Grecia invece non mostra cambiamenti significativi rispetto alle estati passate, e se la Spagna è sempre richiesta, risulta però in calo rispetto allo scorso anno a causa di prezzi più alti.

Il relax nei mari lontani non è più esclusivamente invernale

Se le crociere muovono tanti passeggeri nel Mediterraneo Orientale, nelle Capitali Baltiche e nel Nord Europa, il lungo raggio conferma l’alta domanda di destinazioni come gli Stati Uniti, tour dei parchi in particolare, e il Giappone. Il relax nei mari lontani poi non è più una tendenza esclusivamente invernale. Agli italiani piace abbronzarsi anche in estate, soprattutto nell’Oceano Indiano, a Zanzibar, in Kenya, Madagascar e Maldive. Ma anche in Oriente, sulle spiagge della Malesia. Buona anche la richiesta di tour di scoperta, abbinati al relax, per mete come il Sud Africa con estensione Mauritius e Seychelles. Le destinazioni in flessione sono invece Messico, Sri Lanka e Caraibi, Repubblica Dominicana esclusa.

Più corte, e più a maggio e ottobre

Un tempo le vacanze estive erano più lunghe, ma oggi gli italiani preferiscono diluire i giorni liberi in più periodi dell’anno. Un altro aspetto riguarda le politiche di prenotazione anticipata (advance booking), che hanno generato alte performance di vendita, in particolare nei primi 3 mesi dell’anno. In linea con i trend europei si riconferma, quindi, anche quest’anno la tendenza di una parte degli italiani ad anticipare le decisioni e l’acquisto della vacanza per garantirsi migliori prezzi e soluzioni di viaggio. Altra tendenza, riporta Askanews, è l’allungamento delle stagioni di spalla, in particolare nei mesi di maggio e ottobre. Questo anche grazie al Mar Rosso, che rappresenta una destinazione con prezzi allettanti e clima ideale anche in questi mesi.

Moda, food, finanza ed energia: le imprese italiane più sostenibili

Oltre il 50% delle imprese italiane è dotato di una policy sulla sostenibilità, e una percentuale simile ha investito per integrare la sostenibilità nel proprio core business. E questo avviene un po’ in tutti i settori. Nel mondo della moda è Gucci, e in generale tutto il gruppo Kering, a operare ormai da anni in ottica green, mentre nel food sono Eataly e Ferrero i portabandiera di questa attenzione rivolta all’ambiente. Ma come rileva lo studio Seize the change, condotto nel 2017 da Dnv Gl e Ey con il supporto di Gfk Eurisko, gli investimenti sostenibili stanno diventando un trend sempre più consistente anche nei mercati finanziari. Tanto che Banca Generali recentemente ha lanciato la propria “rivoluzione sostenibile” nell’interesse degli stessi investitori.

Gucci e Eataly, due marchi Made in Italy eco-friendly

Da tempo Gucci sta portando avanti iniziative ambientali e sociali che riguardano investimenti in startup e l’utilizzo di un tessile eco-friendly. Inoltre, l’azienda ha creato Gucci Equilibrium, un portale dedicato a fornire aggiornamenti sulle pratiche sociali e ambientali del marchio, con link diretti alle policy dell’azienda. Nel settore food, invece, Eataly ha scelto di commercializzare solo ed esclusivamente prodotti compostabili, per evitare lo smaltimento in discarica e contribuire alla creazione di compost di qualità. L’azienda fondata da Oscar Farinetti ha poi ideato il primo megastore della sostenibilità. Dall’autunno del 2020 nel nuovo negozio Green Pea si potranno acquistare solo prodotti “naturali”, dai capi di abbigliamento ai mobili fino ai cosmetici e i giocattoli.

Ferrero ed Enel, rispettare l’ambiente e le comunità  

Sempre nel food c’è poi Ferrero, che dal 2013 ha lanciato una serie di programmi volti alla buona gestione della sostenibilità ambientale. Come il Ferrero Farming Values, il cui obiettivo è migliorare le condizioni delle aree rurali e delle comunità dove si producono le materie prime. Nell’industria energetica invece Enel sottolinea il proprio impegno a rispettare l’ambiente con Enel Green Power, la società dedicata allo sviluppo e alla gestione delle attività di generazione di energia rinnovabile. Con oltre 1.200 impianti sparsi in 5 continenti Enel Green Power è in grado di soddisfare i consumi di milioni di famiglie, contribuendo a ridurre le emissioni di anidride carbonica e facilitando un nuovo modello di sviluppo che elimini il carbone.

Banca Generali, portafogli di investimento ispirati alle tematiche ESG

Nella finanza Banca Generali ha messo in campo una serie di nuovi strumenti per creare portafogli di investimento ispirati alle tematiche ESG (Environmental, Social and Governance). Il processo di costruzione del portafoglio, e il confronto con gli investitori, sono due attività che Banca Generali ha unito per realizzare una piattaforma online, Personal Porfolio. Si tratta di uno strumento nato dalla collaborazione con MainStreet Partners, società londinese specializzata negli investimenti sostenibili, che fornisce al consulente modelli di portafogli personalizzabili in base alle caratteristiche del risparmiatore. Il tutto sotto il segno della massima sostenibilità.

Quali sono le imprese italiane più attrattive? Lo rivela un premio

Non sono solo i candidati a doversi impegnare per rendersi più “attrattivi” nei confronti delle aziende: anche le imprese devono diventare più competitive per farsi scegliere dai talenti migliori sul mercato. E il Randstad Employer Brand 2019 premia proprio le aziende italiane più attrattive per i potenziali dipendenti.

Il premio è il riconoscimento con cui Randstad, l’operatore mondiale nei servizi per le risorse umane, premia le imprese nelle quali gli italiani preferirebbero lavorare. E lo fa sulla base di una ricerca mondiale completa e rappresentativa di employer branding.

Oltre 200.000 intervistati e 6.200 aziende di 32 Paesi

Il Randstad Employer Brand, giunto alla nona edizione, viene assegnato sulla base dei risultati dell’indagine commissionata da Randstad Holding all’istituto di ricerca Kantar Tns, che misura il livello di attrattività percepita da parte dei possibili dipendenti. Ovvero quanto e per quali fattori le aziende sono capaci di attirare chi cerca lavoro o chi vuole cambiarlo.

Lo studio è condotto in 32 Paesi in modo indipendente (nessuna azienda si può iscrivere volontariamente per partecipare), e viene svolto fra oltre 200 mila intervistati e quasi 6.200 aziende analizzate a livello globale.

Un approfondimento sul mercato del lavoro

Si tratta dell’unica ricerca che fotografa l’opinione della popolazione tra i 18 e i 65 anni, corredata da approfondimenti e analisi sul mercato del lavoro nei diversi settori. In Italia, fra dicembre 2018 e gennaio 2019, è stato intervistato un campione di 7.700 persone classificate per genere, età, scolarità, regione e situazione lavorativa, comprensivo di lavoratori, studenti e non occupati. Agli intervistati è stato chiesto l’interesse come potenziali datori di lavoro in merito a 150 aziende con oltre 1.000 dipendenti e con sede in Italia, conosciute da almeno il 10% della popolazione.

Obiettivo: individuare i criteri con cui si selezionano le aziende per cui lavorare

La ricerca misura quindi la percezione dell’opinione pubblica, non dei dipendenti interni, sulla capacità di employer branding delle aziende.

L’obiettivo è individuare i criteri in base ai quali gli italiani valutano e selezionano l’azienda per cui lavorare, ma anche quanto e per quali fattori le aziende sono capaci di attirare l’attenzione di chi cerca lavoro o vuole cambiarlo. Vinceranno il Randstad Employer Brand 2019 le aziende italiane riconosciute come i datori di lavoro più attrattivi sulla base dei fattori ritenuti più importanti dai potenziali dipendenti.

 

Linkedin: i professionisti italiani vogliono un nuovo lavoro per guadagnare di più

L’86% dei professionisti italiani desidera una nuova opportunità di carriera, e nei Millennial (24-38 anni) la percentuale sale al 90%. Un dato che sottolinea l’insoddisfazione nei confronti del proprio lavoro. Anche se solo il 37% dei professionisti ritiene di possedere le competenze professionali adatte per “fare il grande salto”, e il 54% ammette di averne qualcuna, ma di doversi assolutamente preparare per affrontare nuove sfide professionali.

Questi alcuni risultati di una ricerca di LinkedIn sulla percezione degli italiani in relazione al futuro del proprio lavoro, le competenze necessarie per avere successo in ambito professionale, e la comparazione degli stipendi attuali rispetto alle generazioni precedenti.

Un professionista su due vorrebbe lavorare all’estero

Dalla ricerca, svolta da Mortar su un campione di 1000 professionisti italiani, risulta inoltre che il 54% degli intervistati pensa che il proprio lavoro esisterà ancora tra 20 anni, e il 29% crede che il proprio profilo professionale rimarrà solo in parte simile a quello attuale. Una percezione in aumento soprattutto nella generazione Z (18-23 anni, 65%), già impegnata in occupazioni fino a qualche anno fa inesistenti, e poco meno fra i più adulti (39-53, 52% circa).

In ogni caso, il settore preferito per guadagnare di più è quello della tecnologia (30%), seguito da finanza (18%), legale (14%), e sanità (10%). Inoltre il 55% circa pensa che andare all’estero sia il miglior modo per ottenere un salario maggiore. In particolare le donne (56% vs 53% uomini).

Oggi il lavoro è più difficile che in passato

Il 58% degli italiani poi ritiene che il lavoro oggi sia più difficile rispetto al passato, e per il 54% dei Millennial è addirittura completamente diverso. Una percentuale che sale al 61% nella fascia più adulta (39-54 anni, 60% uomini e 55% donne).

Il 92% degli intervistati è convinto che esistano vere e proprie differenze nelle competenze da possedere. Al primo posto tra gli stravolgimenti dei flussi operativi la gestione delle prassi di ufficio legate ai sistemi informatici di base (65%), al secondo le hard skill (17%, competenze informatiche di livello avanzato), e al terzo le soft skill (15%, capacità di comunicazione, collaborazione con i colleghi, gestione corretta del tempo).

Per fare carriera la laurea non basta

Nonostante la maggior parte degli intervistati creda che la laurea sia l’attestato più importante per ottenere una buona carriera, l’89% pensa che una volta laureati sia necessario acquisire nuove competenze per poter guadagnare di più. Pertanto, il 37% dei professionisti pensa che lo stipendio più adeguato per uno stile di vita accettabile oscilli tra 30 e i 49 mila euro l’anno. E se il 47% degli italiani sostiene di guadagnare più dei genitori il 36% dichiara di guadagnare meno, e il 14% conferma di avere bisogno di un aiuto economico da parte della famiglia. Soprattutto per pagare l’affitto di casa (13%), le cene familiari al ristorante (12%), le vacanze (11%) e il credito telefonico (10%).

Lombardia, volano le imprese dello sport

Lo sport piace agli italiani e ai lombardi in particolare. Secondo i dati della Camera di commercio  di Milano Monza Brianza Lodi sono 22 mila le imprese che si occupano di sport in Italia, di cui 4 mila in Lombardia, tra cui rispettivamente 7 mila nazionali e oltre mille imprese in regione che promuovono eventi sportivi, 4 mila e quasi mille palestre, 4 mila e quasi mille club sportivi, 4 mila e circa settecento gestori di impianti, quasi 2 mila e circa quattrocento organizzatori di corsi sportivi. Sono 42 mila gli addetti in Italia di cui circa 10 mila in Lombardia e circa 5 mila concentrati solo a Milano. Business da oltre 3 miliardi in Italia, quasi 1 miliardo in Lombardia, quasi 600 milioni a Milano, prima nel Paese.

Trainano corsi ed eventi sportivi

Trainano i corsi sportivi (+57% in Italia in circa cinque anni, +83% in Lombardia e +74% a Milano), la promozione di eventi sportivi (+61%, +57%, +52%). Bene anche palestre, club sportivi e gestione di impianti (+10% circa in Italia e + 20% circa a Milano). “La crescita delle imprese nei settori legati allo sport è la conferma di una maggiore dotazione di strutture e servizi legati alla qualità della vita sul nostro territorio. Si tratta di un elemento di attrattività in più anche dal punto di vista turistico, che si lega al tema dell’ospitalità e dell’accoglienza, particolarmente apprezzato nelle aree visitate da Italiani e stranieri. Si tratta di un punto di forza in quanto contribuisce ad una esperienza turistica completa anche dal punto di vista del benessere”, ha dichiarato Valeria Gerli, membro di giunta della Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi. E l’intero settore cresce in Italia del 25% in quasi cinque anni, da fine 2013 a metà 2018. In Lombardia cresce del + 27%.

Le regioni e le province più in forma

In pole position la Lombardia con 4.105 imprese. Bene anche Lazio, Emilia Romagna, Veneto e Toscana. E’ quanto emerge da un’elaborazione della Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi su dati del registro imprese al secondo trimestre 2018 confrontati con fine 2017 e fine 2013. I dati si riferiscono alle sedi di impresa attive.
Tra le province italiane, prime Roma, Milano, Torino. A Roma sono 1.903 le imprese attive nei settori dello sport, +3,6% in sei mesi, +40% dal 2013, a Milano 1.307 imprese, a Torino 916, a Brescia (786, a Napoli 767.

La paura di volare colpisce 7 italiani su 10

Il timore di perdere il controllo, l’angoscia di attentati terroristici: la paura di volare colpisce un numero crescente di persone, e le cause sono le più diverse. Si preferisce quindi viaggiare con altri mezzi di trasporto, il treno, l’auto o la nave. Il 67% delle persone non ama infatti prendere l’aereo perché ha la sensazione di non avere il controllo del mezzo e della situazione, mentre il 77% teme un possibile attentato, e il 69% preferisce spostarsi in un luogo non troppo lontano dalla propria residenza. E con mezzi alternativi come il treno (37%) o altri mezzi su strada (45%). Solo in pochi amano prendere l’aereo per raggiungere le mete dei loro viaggi (17%).

“Per molti l’esperienza del volo è vissuta con uno stato emotivo terribile”

È quanto emerge da un sondaggio realizzato da Eurodap, l’Associazione europea disturbi da attacchi di panico, a cui hanno risposto 568 persone di ambosessi dai 25 ai 65 anni.

“In un mondo in cui tutto va veloce, compresi gli spostamenti – spiega la psicoterapeuta Paola Vinciguerra, direttore scientifico di Bioequilibrium e presidente di Eurodap – il mezzo di trasporto per elezione è ormai l’aereo perché permette lunghi spostamenti in breve tempo. Per molti, però, l’esperienza del volo è spesso vissuta con uno stato emotivo terribile, notevole ansia, preoccupazione, paura, fino al vero e proprio panico. Sono dati allarmanti, quindi è necessario tentare di risolvere, o almeno imparare a gestire questa forte ansia, che conduce alla paura di volare”.

Consigli e rimedi per migliorare i viaggi ad alta quota

Ecco allora alcuni consigli e rimedi pratici dello staff di Bioequilibrium, specializzato nella cura dello stress, per migliorare il viaggio ad alta quota. Il primo è chiedere informazioni a bordo: a volte può succedere che a scatenare la paura siano interpretazioni erronee di normali avvenimenti collegati al volo, quindi informarsi potrebbe essere utile a diminuire l’ansia. Secondo consiglio è evitare sostanze eccitanti prima del volo, come ad esempio il caffè, riporta Askanews. Terzo consiglio, pensare ad altro. Evitare, quindi, di pensare ossessivamente al volo alimentando così ansia e paura.

Riposare prima di partire, e affidarsi al personale di bordo

Non meno importante è imbarcarsi adeguatamente riposati. E tentare di dormire in maniera regolare nei giorni precedenti alla partenza, perché la mancanza di sonno potrebbe accentuare lo stato di alterazione fisiologica legata alla paura del volo. Una volta a bordo, affidarsi al personale: stuart e hostess, infatti, sono perfettamente addestrati a intervenire, e sanno come aiutare chi ha paura.

Ultimo rimedio, frequentare un corso ad hoc