Nel 2023 gli italiani hanno speso 187 miliardi in beni di consumo

Nel 2023 la spesa dei consumatori per i beni di largo consumo e per i beni tecnologici e durevoli è aumentata del 5,2% rispetto al 2022, registrando un fatturato complessivo di 187 miliardi di euro.

L’aumento è stato determinato in particolare dalla crescita del prezzo dei prodotti alimentari e per la cura della persona, mentre le famiglie sono rimaste più caute nelle spese di alcuni prodotti T&D (beni di consumo tecnologici, elettrodomestici, fai da te).
Emerge dal nuovo Barometro dei Consumi di NIQ, che offre una panoramica completa della spesa nel settore FMCG (prodotti alimentari, deperibili, cura della casa e della persona) e nel settore T&D.

Una crescita del fatturato senza precedenti 

Nel 2023, nel settore del largo consumo, si è registrata una crescita del fatturato senza precedenti che ha superato i 134 miliardi di euro, +7,9% rispetto al 2022, alimentato principalmente dall’aumento a doppia cifra dei prezzi.

Nonostante l’inflazione abbia eroso il potere d’acquisto dei consumatori, i beni di prima necessità hanno mantenuto un livello stabile di vendite a volume, con una modesta flessione del -1,7% (nel perimetro dei prodotti confezionati). Secondo il Barometro dei Consumi, le categorie che hanno mostrato le performance migliori sono state il settore alimentare, con un aumento dell’8,9% e un giro d’affari di 82 miliardi di euro nel 2023, e il fresco, +8,2%.
Anche i prodotti per la cura della casa e della persona hanno registrato una solida crescita, pari a +7,0%.

L’effetto inflazione spinge le vendite

Analizzando i dati trimestrali, emerge come l’effetto dell’inflazione, con un valore medio dell’11,3% nel 2023, sia stato più pronunciato nei primi sei mesi dell’anno.
Ciò ha contribuito a spingere le vendite, in crescita rispettivamente del 9,2% nel primo trimestre e del 9,8% nei mesi di aprile, maggio e giugno. Successivamente, l’inflazione si è stabilizzata, con una crescita delle vendite più moderata (+7,8%) nel terzo trimestre.

Nei mesi di ottobre, novembre e dicembre, l’effetto dell’inflazione si è attenuato ulteriormente, toccando il punto più basso di crescita a valore, pari al 5,1%.

Un anno di contrasti per il mercato T&D

Il mercato dei beni tecnologici e durevoli (T&D) in Italia nel 2023 ha attraversato un anno di alti e bassi e una lieve decrescita rispetto al 2022, registrando un fatturato di 53 miliardi di euro.
Il settore dell’Home Improvement, che comprende prodotti per il miglioramento della casa e l’arredamento, ha iniziato il 2023 con una crescita solida (+5,3%), ma ha chiuso l’anno con una flessione del -0,2%.

Il settore Technical Consumer Goods (TCG), che include elettronica di consumo, telefonia, IT, prodotti per l’ufficio, fotografia e altri beni tecnologici, ha sofferto un calo significativo nel 2023, pari a -5,4%.
Tuttavia, alcune sottocategorie, come gli elettrodomestici, hanno registrato una crescita positiva nel 2023, e il settore ha chiuso l’anno a 6 miliardi di euro (+3,2%).

Le aziende Controvento generano il 14,2% del valore aggiunto della manifattura

C’è un gruppo di imprese del settore manifatturiero italiano capaci di crescere nonostante gli ostacoli: sono le aziende Controvento. Queste imprese vantano performance altamente sopra la media, e si distinguono per alcuni parametri particolarmente indicativi, come la crescita dei ricavi, la marginalità e la creazione di valore aggiunto.

Le aziende Controvento rappresentano, quindi, le eccellenze imprenditoriali del Paese. Complessivamente, generano il 9,4% dei ricavi, pari a 101,3 miliardi di euro, il 21,1% dell’EBITDA, e il 14,2% del valore aggiunto complessivo della manifattura italiana.
Emerge dalla quinta edizione dell’Osservatorio ‘Controvento: le aziende che guidano il Paese’, curato da Nomisma in collaborazione con CRIF e CRIBIS.

Imprese eccellenti nonostante l’economia “zero-virgola”

L’Osservatorio Controvento è nato con l’obiettivo di identificare le imprese manifatturiere nazionali capaci di performance straordinarie anche nell’attuale economia italiana dello ‘zero-virgola’. 
Negli ultimi 5 anni la quota di queste imprese oscilla tra il 6,5% e il 7,2%, con un ricambio annuo pari al 50% del totale. Si rileva quindi un fenomeno ricorrente che porta a pensare che la massa trainante sia rappresentata da questa quota.

Tra le imprese Controvento la classe dimensionale non sembra incidere sulla marginalità. Negli ultimi 5 anni le performance più positive riguardano maggiormente le micro e piccole imprese, con un EBITDA in crescita rispettivamente del +295% e del +234.

Una superiore capacità competitiva

Considerando i ricavi prodotti tra il 2017 e il 2022, quelli delle imprese Controvento sono cresciuti del 96%, mentre il resto delle imprese è complessivamente cresciuto del 39%.
Le imprese Controvento con oltre 500 dipendenti crescono in maniera più contenuta (+81% ricavi), mentre le grandi imprese mostrano performance migliori di tutti i cluster (+129%).

Inoltre, negli ultimi anni si osserva un allargamento del target di imprese Controvento verso il Sud, sebbene il Nord-Est riconfermi una maggiore predisposizione a ospitarle, con il Veneto l’unica regione entrata per 5 edizioni consecutive nel report sia per numero di imprese sia per ricavi prodotti.

Packaging, cosmetica, minerali i settori vincenti

Quanto ai settori produttivi, si possono individuare alcuni comparti che accentuano la propria rilevanza tra le imprese Controvento. Tra quelli vincenti, nei quali l’incidenza relativa delle variabili considerate (numero di imprese, ricavi, EBITDA, valore aggiunto) è sempre superiore alla media, si segnalano i comparti della cosmetica, della metallurgia e metallo, del legno e sughero, e la carta.

Prendendo in esame i soli ricavi, i settori che negli ulti 5 anni sono sempre rientrati in Controvento sono il packaging, la cosmetica, i minerali non metalliferi e il metallo.
Dall’altra parte, i settori mai entrati nel gruppo delle aziende con performance sopra la media vanno segnalati quelli alimentare, delle apparecchiature elettriche e della stampa.

L’Italia sul web: aumenta il tempo trascorso sui social

Gli italiani trascorrono più tempo sui social rispetto all’anno precedente, con un aumento di quasi 1 minuto al giorno, portando la quota complessiva a poco meno di 6 ore giornaliere. Anche il tempo dedicato all’ascolto di musica in streaming aumenta di un minuto al giorno. Parallelamente, si registra una leggera diminuzione dell’accesso a internet, con una riduzione dello 0,3% rispetto all’anno prima. Sono alcuni dei dati contenuti nel il report Digital 2024, pubblicato a febbraio da We Are Social in collaborazione con Meltwater. 

Informazione, attualità e how-to i principali motivi per cui si naviga

Le motivazioni principali per l’accesso all’online rimangono invariate: le ragioni per cui ci si connette sono sempre la ricerca di informazioni (73%), l’aggiornamento sull’attualità (67,5%) e i how-to (62,8%). Analizzando i dati globali, in Italia le piattaforme più utilizza risultano essere le app di chat e messaggistica (96,7%), seguite dai social network (94,6%). In terza posizione si collocano i servizi di shopping, aste e annunci (90,4%). Nel resto del mondo in quarta posizione ci sono invece i motori di ricerca.

Passione video

La fruizione di contenuti video continua ad essere elevata, con il 91% delle persone che dichiara di guardarli, trainati principalmente da contenuti comici, meme e video virali (+3,7%), oltre ai video musicali (+0,4%). Cresce anche l’interesse per gli highlights e i contenuti sportivi (+2,4%), le recensioni di prodotti (+1,7%) e i video educativi (+0,6%).

Il 73% degli italiani è sui social

In Italia sono attive sui social quasi 43 milioni di persone, con una penetrazione che si avvicina al 73% e una distribuzione simile tra uomini e donne. Rispetto all’anno precedente, si registra un calo di utenti del 2,5%. Tuttavia cresce il tempo trascorso quotidianamente sui social. Secondo l’analisi di quest’anno, TikTok è l’app su cui le persone trascorrono più tempo, con una media di 32 ore e 12 minuti al mese. Questo dato è significativamente superiore alle altre app, con YouTube al secondo posto (18 ore e 15 minuti) e Facebook al terzo (16 ore e 37 minuti).

Perchè si è social?

Le motivazioni principali per la partecipazione ai social riguardano l’informazione, il tempo libero e il mantenimento dei contatti con amici e familiari (tutte sopra il 40%). Interessante notare che l’intrattenimento nel tempo libero è l’unica motivazione in crescita rispetto all’anno precedente (+1,4 punti percentuali).

Meta domina la classifica delle piattaforme social

Meta domina la classifica italiana delle piattaforme social più utilizzate, con WhatsApp al 90,3%, seguita da Facebook (77,5%) e Instagram (73,5%). WhatsApp è anche la piattaforma preferita dagli italiani (40,7%), seguita da Instagram (23,5%). La classifica rimane invariata rispetto all’anno precedente, con alcune piattaforme che guadagnano preferenze, come Instagram e TikTok.

Lavoro, perchè cambiano obiettivi e motivazioni a seconda del genere?

Uomini e donne, in merito al lavoro, hanno approcci, motivazioni e obiettivi differenti.  Lo ha scoperto il Centro Studi di Fòrema, l’ente di formazione del sistema confindustriale veneto, che ha recentemente condotto un’indagine approfondita sulle esigenze e le aspettative delle persone che cercano lavoro o desiderano cambiare il loro attuale impiego. L’obiettivo della ricerca era comprendere meglio i bisogni degli individui in un contesto occupazionale in rapida evoluzione, influenzato dalle trasformazioni green e digitali.

Gli uomini puntano allo stipendio, le donne alla crescita professionale

Durante un periodo di cinque mesi, sono state raccolte le opinioni di oltre duecento partecipanti, tra cui corsisti e disoccupati, che hanno interagito con l’ente di formazione padovano. I risultati dell’indagine sono stati analizzati considerando vari fattori, come età, genere e situazione lavorativa, offrendo così una panoramica completa della realtà occupazionale attuale.

Una delle principali conclusioni emerse dall’analisi riguarda le differenze significative tra uomini e donne nei loro obiettivi e motivazioni lavorative. Mentre gli uomini mostrano una maggiore focalizzazione sulla busta paga e sull’indipendenza economica (51%), le donne considerano aspetti più ampi, come la crescita professionale e umana (14%). Si tratta probabilmente di un retaggio culturale, che riflette i tradizionali ruoli sociali e che evidenzia una disparità nelle priorità lavorative tra i generi.

La formazione è rosa

Un’altra tematica chiave riguarda la formazione professionale. Le donne attribuiscono maggiore importanza ai percorsi formativi rispetto agli uomini (55% contro 38%). La richiesta di formazione sulle competenze digitali è risultata fondamentale per il 52% degli intervistati, seguita dalla formazione tecnica (47%).

Le donne sono più propense a riconoscere l’importanza della formazione, in particolare per le digital skills (56%) e le competenze tecniche (46%).

I giovani vogliono investire in competenze tecniche

Per quanto riguarda i giovani, l’indagine mostra che investire nelle competenze tecniche è la priorità principale per il 75% di loro, mentre le digital skills sono essenziali per il 46%. Inoltre, i giovani sono più propensi a impegnarsi in tirocini formativi (58%) rispetto agli adulti (42%).

Infine, l’indagine evidenzia le preferenze specifiche di diversi gruppi demografici. Le donne mostrano un interesse maggiore per le informazioni sul mercato del lavoro (62%), mentre i giovani sono motivati dai bonus e dai servizi per agevolare la partecipazione alle attività (67%). Inoltre, lo status occupazionale influisce sulla percezione dell’utilità degli strumenti e dei servizi a disposizione per crescere professionalmente. Coloro che sono infatti in cerca di lavoro li ritengono fondamentali nel 50% dei casi, mentre la percentuale scende al 34% tra chi già lavora.

Professione, carriera e ambizione nel 2024: cosa pensano gli italiani? 

È quanto emerge dal Randstad Workmonitor 2024, lo studio condotto da Randstad su ambizione e carriera tra gli italiani. Secondo la ricerca, che ha coinvolto 764 lavoratori in Italia tra 18 e 67 anni, oltre la metà degli intervistati si dichiara ‘ambizioso’ in merito al proprio lavoro, ma il 42% sostiene di non essere concentrato nell’avanzamento di ruolo.
La rilevanza del lavoro percepita nella vita degli italiani è infatti calata del 5% in un solo anno, mentre è crollata del 9% la motivazione nel ruolo attualmente ricoperto.

In pratica, oggi si dà più importanza alla vita privata e all’equilibrio con il lavoro, all’appartenenza e alla flessibilità, piuttosto che al salto di carriera. E, di fatto, equilibrio tra vita e lavoro, retribuzione, sicurezza, flessibilità, giorni di ferie, formazione e assicurazione sanitaria oggi sono i fattori più rilevanti per i lavoratori italiani, mentre la carriera è finita solo al nono posto.

Una “promozione” oggi interessa meno

Inoltre, il 50% dei lavoratori è disposto a rimanere in un luogo di lavoro che gli piace anche se non ci fosse possibilità di avanzamento, mentre il 34% non desidera del tutto una progressione di carriera.
Solo per il 35% una promozione o un nuovo ruolo oggi rappresentano una priorità.

Il 34% degli italiani poi non assumerebbe ruoli manageriali se potesse scegliere di poter accedere alla propria massima ambizione professionale. Ma secondo il Randstad Workmonitor, il 51% del campione si dichiara ambizioso per la propria carriera.

La vita privata è la priorità

Di fatto, mentre l’ambizione decresce con l’avanzare dell’età la motivazione aumenta man mano che sale la seniority.
A influenzare l’ambizione è soprattutto l’età, gli eventi della vita, gli obiettivi personali e le opportunità che si presentano.

Il 94% degli intervistati mette la vita privata al primo posto dei fattori più rilevanti nel lavoro, poi la retribuzione (93%), sicurezza del lavoro (90%), il sentirsi realizzati (87%), la flessibilità di orario (80%) e così via, fino alla possibilità di promozione, al nono posto, con il 74% e di poco sopra la politica sui congedi parentali (70%).

Una delle eredità della pandemia

“Il Workmonitor evidenzia una forte calo della motivazione al lavoro tra gli italiani, un evidente segnale di malessere che va ascoltato e compreso – commenta Marco Ceresa, Group Ceo di Randstad -. Il lavoro si conferma fondamentale nel fornire senso e scopo alle persone, ma oltre alla carriera, sempre più lavoratori includono anche altro nella definizione della propria ‘ambizione’ professionale, che oggi non può prescindere da aspetti valoriali, di flessibilità, di equilibrio con la vita personale. Non sono pochi gli intervistati che affermano di poter essere appagati da un lavoro senza prospettive di carriera ma che sia nelle ‘loro corde’, certamente un’eredità della riflessione profonda delle persone nel periodo di pandemia. Esigenze che le aziende devono impegnarsi a soddisfare con politiche Hr a tutto tondo, tenendo conto dei bisogni dei lavoratori sempre più complessi e articolati”.

Lavoro: i consigli per un colloquio di successo

Come presentarsi a un colloquio di lavoro in modo adeguato ed efficace, in modo da intercettare le esigenze e le aspettative di chi abbiamo di fronte?

Quando si ricerca un impiego, uno degli aspetti più importanti è il colloquio. È un momento fondamentale, che richiede tempo, preparazione e determinazione, poiché rappresenta la prima vera occasione per mettersi in luce agli occhi di un head hunter o un datore di lavoro.
Ma niente paura, perché gli specialisti del mondo del recruiting risolvono tutti i dubbi che interessano gli aspiranti lavoratori. E seguendo alcuni consigli mirati si può aumentare la possibilità di successo in termini d’assunzione.

Conoscere l’azienda in anticipo non guasta

Innanzitutto, è importante cercare di conoscere l’azienda presso cui si vorrebbe lavorare. “Bisogna prendersi il tempo per fare qualche ricerca online sulla storia dell’azienda, sulle sue attività e sui prodotti che produce”, spiega Fabio Splendori, fondatore di QuoJobis. In questo modo, si dimostra di essere motivati e interessati al lavoro offerto.

Un altro aspetto estremamente rilevante da tenere a mente è l’abbigliamento. “Può sembrare scontato o irrilevante ma la prima impressione è quella che conta – continua Splendori -. Indossare un abbigliamento curato e professionale può fare la differenza nella percezione che il datore di lavoro avrà del candidato”.
Alla larga, quindi, dai vestiti troppo casual o sportivi per scegliere al contrario abiti adeguati a qualunque ambiente di lavoro e in sintonia con il tipo di lavoro che si sta cercando.

Arrivare puntuali e mostrare sicurezza e determinazione

“Ricordarsi inoltre di essere puntuali è un dettaglio che preferiamo sempre far presente – consiglia l’esperto -. Arrivare con un leggero anticipo al colloquio mostra la propria puntualità e impegno verso il lavoro e ribadisce la volontà di rispettare gli impegni presi”.
Da tenere a mente anche che, al contrario, arrivare con largo anticipo può creare imbarazzo e problemi all’ambiente di lavoro che in quel momento sta accogliendo il candidato per il colloquio.

Utile poi ribadire che durante il colloquio bisogna sempre cercare di mostrare sicurezza e determinazione. “Non si deve avere paura di dire ciò che si pensa e di rispondere alle domande in modo chiaro e preciso – puntualizza -. Evitare di essere troppo reticente o modesto, potrebbe essere un errore”.

Le pillole per realizzare un colloquio eccellente

Insomma, puntualità, presentabilità, sicurezza, gestione dell’ansia e motivazione sono le pillole per riuscire a realizzare un colloquio eccellente.

“Cerchiamo sempre di suggerire ai candidati di mantenere un atteggiamento positivo ed educato – sottolinea ancora l’esperto -. Mostrare gratitudine per la possibilità che viene offerta e ringraziare il proprio interlocutore per il tempo che ha dedicato al colloquio. Anche se l’incontro non va come sperato, meglio fare in modo di rimanere comunque educato e professionale: potrebbero ricordarsi di te proprio per queste qualità”.

Meta, nuovi strumenti per proteggere i teenager su Facebook e Instagram

Meta ha annunciato l’introduzione di nuovi strumenti mirati a migliorare l’esperienza online degli adolescenti su Facebook e Instagram, in sintonia con le raccomandazioni degli esperti. L’azienda prevede di nascondere un range più ampio di contenuti considerati inappropriati per i teenager e attiverà automaticamente impostazioni di controllo più restrittive su entrambe le piattaforme.

Su Instagram, poi, saranno limitati ulteriori termini di ricerca. Gli adolescenti riceveranno le notifiche necessarie per aggiornare le loro impostazioni sulla privacy, rendendo l’esperienza più sicura e adatta alla loro età.

Esperienze online più sicure 

L’obiettivo di questo nuovo intervento da parte di Meta è quello di di garantire esperienze online sicure e adatte all’età degli adolescenti. Con oltre 30 strumenti e risorse sviluppati per supportare teenager e genitori, l’azienda continua il suo impegno decennale nella gestione di contenuti sensibili o in violazione delle regole. Ma il colosso tecnologico ha spiegato in una nota di essere sempre a contatto con esperti di sviluppo, psicologia e salute mentale degli adolescenti.

Con questo modus operandi, non solo si punta a offrire ai ragazzi i tem più interessanti, ma anche a metterli al sicuro creando un ambiente protetto e adatto alla loro età.

Protezione avanzata dei contenuti

Meta ha reso noto che introdurrà ulteriori livelli di protezione per i contenuti visualizzati dagli adolescenti su Instagram e Facebook. In particolare, contenuti riguardanti tematiche complesse come l’autolesionismo saranno rimossi dalle bacheche dei iù giovani. L’azienda effettua un profondo monitoraggio dei contenuti, bilanciando la libertà di espressione con la sicurezza online.

Supporto e consapevolezza

Per sostenere coloro che affrontano tematiche delicate, Meta condividerà risorse fornite da organizzazioni come la National Alliance on Mental Illness. Questi aggiornamenti saranno applicati ai minori di 18 anni e verranno attivati su Instagram e Facebook nei prossimi mesi. Inoltre Meta ha implementato il “Controllo dei Contenuti Sensibili” su Instagram e “Riduci” su Facebook per limitare l’esposizione a contenuti sensibili nelle sezioni Cerca ed Esplora.

L’azienda ha dichiarato che nasconderà più risultati di ricerca su Instagram relativi a tematiche come suicidio, autolesionismo e disturbi alimentari, indirizzando gli utenti a risorse di esperti per chiedere aiuto.

Aggiornamenti delle impostazioni 

L’azienda attiverà automaticamente per tutti gli adolescenti le impostazioni più restrittive di controllo dei contenuti su Instagram e Facebook. Con notifiche mirate, Meta incoraggia gli adolescenti a regolare le proprie impostazioni di sicurezza e privacy per un’esperienza più mirata e controllata. 

e-commerce: i trend del 2024

Per essere pronti a cogliere tutte le opportunità del commercio digitale Calicantus offre una panoramica sui maggiori trend italiani e internazionali del 2024.
Prima fra tutti, la consegna in 24h, diventata cruciale per mantenere un alto vantaggio competitivo, poi, essere presenti all’interno di Marketplace con schede prodotti ricche di immagini e dettagli, che permette di sfruttare in modo efficiente il potenziale di mercati online.

Ma nell’arco dei prossimi mesi ci si aspetta anche un significativo aumento del Social Commerce, con nuove opportunità per coinvolgere e incrementare la base clienti.
Per massimizzare i vantaggi, è opportuno investire sui social media e adottare una strategia di contenuti con vetrine di prodotti, video accattivanti e collaborazioni con i creator. Ma è cruciale anche l’interazione attiva con il pubblico e la pronta risposta a commenti e messaggi.

AI, apprendimento automatico e AR

AI e apprendimento automatico stanno trasformando radicalmente l’e-commerce. Il potenziale della Realtà Aumentata poi è immenso, e nel 2024 le aziende che la incorporeranno nelle strategie di e-commerce otterranno un vantaggio competitivo significativo.
Mediante l’AI generativa, poi, la funzionalità legata alle Ricerche Vocali sarà decisamente potenziata per rendere la Customer Experience più coinvolgente e con un approccio conversazionale.
Ma quando l’e-commerce ha volumi di vendita importanti, diventa fondamentale implementare un Sistema di Gestione degli Ordini (OMS), in grado di orchestrare tutte le fasi secondo una customer experience eccellente.

Servizi in abbonamento e transazioni B2B

Non sono da meno i servizi in abbonamento, tendenza destinata a proseguire anche nel 2024. Per un lancio di successo, è cruciale implementare un sistema di gestione abbonamenti user-friendly, perché adottando i servizi in abbonamento si aprono opportunità per coltivare relazioni durature con i clienti e generare entrate ricorrenti.
Anche le transazioni B2B si sposteranno sempre più online, rendendo necessario un cambiamento nel modo in cui le aziende interagiscono con i Buyer.

Secondo Wunderman Thompson, il 90% degli utenti si aspetta un’esperienza d’acquisto simile al B2C anche nell’ambito B2B.
GenZ e Millennial stanno assumendo ruoli di responsabilità decisionali per gli acquisti B2B, e preferiscono ricercare e comprare prodotti online, spesso eludendo le tradizionali interazioni di vendita.

Architetture headless

Le architetture e-commerce headless sono sempre più popolari per aziende in cerca di soluzioni flessibili, permettendo aggiornamenti backend senza interruzioni e personalizzazione in tempo reale su diversi canali front-end.
Secondo IDC, molte piattaforme di e-commerce faticano a soddisfare gli standard moderni di customer experience, spingendo l’adozione del modello headless.

Le principali priorità evidenziate da IDC includono l’operatività su scala globale, il superamento delle aspettative dei clienti e la creazione di offerte combinate con vari fornitori e collaboratori.
Nella configurazione headless, il front-end e il back-end operano indipendentemente, offrendo maggiore personalizzazione e libertà di progettazione.

Inflazione: a dicembre 2023 prosegue la preoccupazione degli italiani

A dicembre, per il 20° mese consecutivo, l’inflazione è la prima preoccupazione per il 38% dei cittadini a livello globale, una percentuale in diminuzione di un solo punto rispetto a ottobre 2023.

Lo rileva l’ultima edizione di ‘What Worries the World’, l’indagine di Ipsos a cadenza mensile sulle principali preoccupazioni su questioni sociali e politiche in 29 Paesi. Secondo l’Ipsos Global Inflation Monitor, invece, l’Italia nel contesto Europeo è il Paese dove cittadini e cittadine lamentano maggiormente difficoltà nella gestione delle proprie finanze.

Consumatori insoddisfatti della propria situazione economica

La preoccupazione per l’inflazione in Italia rimane quindi elevata, e se si considera la soddisfazione della propria condizione economica, il Paese si presenta diviso in due.
Considerando che una persona su quattro crede che a una diminuzione del tasso di inflazione corrisponda una diminuzione dei prezzi, risulta evidente come sia difficile giungere a una situazione di allineamento tra accadimenti e aspettative.

Per i consumatori insoddisfatti della propria condizione economica si acuiscono fattori che tendono a diventare strutturali, come un aumento delle spese fisse e una diminuzione delle entrate, sia reale o percepita se parametrata al costo della vita.

I compromessi degli italiani per non ridurre i consumi

In generale, gli aumenti dei prezzi continuano a incidere molto sui consumi considerati comprimibili.
Le persone non vedono soddisfatta la loro aspettativa di una riduzione della quota di reddito dedicata a spese energetiche e spese fisse (mutui, affitti, ecc.). Ma in questo contesto, il carrello della spesa non modifica la sua composizione in termini di prodotti, bensì diminuisce il suo valore.

Nel corso del tempo la ricerca delle promozioni rimane la scelta per eccellenza per sostenere i propri consumi.
Con l’obiettivo di risparmiare, i consumatori adottano molteplici strategie per le diverse categorie di prodotto. Prima di ridurre o rinunciare del tutto agli acquisti cambiano i luoghi di acquisto favorendo discount e web, e fanno scorta di prodotti in promozione.

Il fenomeno della shrinkflation

L’ultima rilevazione dell’Osservatorio Inflazione registra un’ulteriore crescita della convinzione che oggi gli aumenti dei prezzi inizino a essere speculativi soprattutto da parte delle aziende produttrici.
Migliora, invece, la percezione nei confronti della distribuzione. Il carrello tricolore sembra avere avuto un ruolo nel sostenere l’immagine dei retailer.

Al contrario, non gioca a favore della produzione il fenomeno della shrinkflation, la pratica di ridurre il packaging e il contenuto dei prodotti, ma senza una relativa diminuzione di prezzo. Un fenomeno ormai sperimentato da sette persone su dieci, in particolare, sui prodotti abituali.

Perché le “faccine” sulla bolletta aiutano a ridurre i consumi energetici?

Una ‘faccina rossa’ in segno di disapprovazione, a indicare un eccessivo utilizzo di energia elettrica, può convincere ad attuare comportamenti più virtuosi e sostenibili?
Se inflazione, prezzi dell’energia e caro vita spingono a rivedere le abitudini di consumo, un progetto dell’Università di Trento punta a convincere le persone ad adottare un atteggiamento non solo più sobrio, ma anche più consapevole sui consumi.

Secondo i risultati della ricerca ‘Emozioni per un consumo energetico sostenibile: un’indagine psicofisiologica’, svolta al Laboratorio di Neuroscienze del Consumatore (NCLab) del Dipartimento di Economia e Management dell’Università di Trento, la comunicazione immediata, anzi, ‘parlante’, dei propri consumi energetici, li fa diminuire.

L’emotional energy-alert

In pratica, si tratta di ridurre i consumi energetici grazie a un feedback energetico personalizzato ‘emozionale’ (emotional energy-alert).
Di fatto, la ricerca ha confrontato le reazioni comportamentali e fisiologiche dell’utente di fronte a diversi tipi di feedback energetici.

Nella condizione di controllo, come nella bolletta standard, al consumatore venivano comunicati il consumo e il costo. Nella condizione sperimentale (emotional energy-alert), invece, il feedback ricevuto sul telefonino riportava gli stessi dati con l’aggiunta di una emoticon scontenta per l’eccessivo consumo.
Veniva poi inserita un’informazione in più: il consumo di energia del vicino di casa, per confrontare comportamenti, spese e risparmi.

Il feedback emozionale con emoticon rossa e riferimento sociale

“Questa è una novità rispetto alla bolletta tradizionale che di solito riporta i consumi in kilowattora e i costi – spiega Nicolao Bonini, responsabile del NCLab -. Aggiungere questo elemento di paragone con un referente sociale, il vicino di casa appunto, aumenta di circa tre volte la probabilità che il consumatore decida di ridurre il consumo elettrico. Oltre a ciò, l’emoticon rossa, arrabbiata perché si è stati spreconi, aumenta di un 3% la quantità di tale riduzione”.

Ogni consumatore coinvolto è stato testato nel laboratorio. “Abbiamo misurato la sudorazione emozionale, l’espressione facciale e i movimenti oculari, cioè reazioni non controllabili – aggiunge Bonini -. Quando le persone sono esposte al feedback emozionale con faccina e riferimento sociale ‘vicino di casa’, sudano di più rispetto alla situazione di controllo e indicano una maggiore emozionalità negativa”.

I programmi comportamentali per il contenimento dell’energia

“I nostri macchinari consentono di misurare dove il consumatore guarda, per quanto tempo, con che dilatazione pupillare, la sudorazione, i cambiamenti del ritmo cardiaco – continua il ricercatore, come riporta l’agenzia di stampa Agi -. Tutti questi indici psicofisiologici permettono di misurare l’emozionalità in maniera diretta. In questo modo integriamo dati verbali consapevoli con altri inconsapevoli. Se la politica – riflette il docente – incentivasse i fornitori di energia elettrica a utilizzare questi sistemi, che si chiamano ‘programmi comportamentali per il contenimento dell’energia’, ampiamente utilizzati all’estero, otterremmo gli stessi risultati di quelli a livello internazionale. L’uso di queste tecniche garantisce una riduzione di kilowattora consumati del 2,5%”.