Ocean Economy: perchè gli oceani da preservare sono anche un “business”?

Gli oceani sono una risorsa, da preservare anche a livello di business, e le aziende iniziano a capire che le proprie azioni hanno un impatto sulla salute dell’oro blu. A marzo 2023 le Nazioni Unite hanno concordato un trattato per proteggere gli oceani e riparare la natura marina, l’High Seas Treaty che formula obiettivi ambiziosi tra cui fermare la perdita di biodiversità, rendere area protetta il 30% delle aree oceaniche e ripristinare il 30% degli habitat degradati entro il 2030. Il tutto, per un costo che si aggira sui 10 trilioni di euro. D’altronde, ogni euro investito nella ricostituzione della vita marina ne genera 10 di ritorno.
È quanto rileva la terza edizione del report ‘Business for Ocean Sustainability’, sviluppato da One Ocean Foundation in collaborazione con SDA Bocconi, McKinsey & Company e CSIC (Consiglio Nazionale delle Ricerche spagnolo).

Il Blue Natural Capital genera 5,2 trilioni di dollari l’anno

Il Blue Natural Capital dovrebbe essere il principio guida di una Ocean Economy a favore della natura. Un’economia che genera ogni anno 5,2 trilioni di dollari. Ma le aziende sono responsabili per la pressione diretta e indiretta esercitata sugli oceani. Secondo il Report il 52% delle aziende oggi è consapevole della pressione sull’ecosistema marino, e molte hanno cominciato ad agire per mitigare tale pressione. Ma il punteggio medio di attivazione per azienda, ovvero il numero di azioni con effetto positivo sull’oceano, è solo al 20%, con grandi differenze tra i settori.
Inoltre, la maggior parte delle aziende sta agendo con misure che vanno a beneficio degli oceani solo in modo indiretto. Poche hanno attivato azioni rivolte direttamente alla conservazione e alla sostenibilità.

Criteri SDG: vita sottomarina considerata meno prioritaria

Tra le aziende che agiscono più miratamente, il 50% ha una prospettiva basata sulla mitigazione del rischio, il 35% su mitigazione del rischio e opportunità, e solo il 15% è focalizzato sulle opportunità di business. Se a fronte di una crescente consapevolezza dell’importanza sociale, ambientale ed economica degli oceani, il criterio SDG14 ‘Life Below Water’, l’indicatore del livello di attenzione che le imprese prestano a questi temi, rimane uno degli SDG considerato meno prioritario.
Il 76% delle aziende si è impegnato su almeno 1 dei 17 criteri SDG (60% nel 2019), ma SDG14 è incluso solo dal 9% delle aziende, che si focalizzano soprattutto su SDG5 ‘Gender Equality’ e SDG13 ‘Climate Action’. 

Scarsa consapevolezza della pressione esercitata sui mari

Di contro, il numero delle aziende impegnate nell’SDG14 è cresciuto dal 6% del 2017 al 9% del 2021.
Il Report sottolinea però come le aziende che operano nell’Ocean Economy siano più attente. Il 32% di loro include SDG14 nei propri report di sostenibilità, le imprese del settore tessile e abbigliamento sono il 24%, e quelle dei Servizi pubblici & Generazione di energia elettrica e Agrifood il 13%.
Quindi, a fronte di una crescente consapevolezza rimane comunque diffusa una scarsa coscienza delle pressioni dirette e indirette che l’industria esercita sui mari, specialmente nei settori non direttamente operanti nell’Ocean Economy.