Un turismo che accelera, quello legato al vino, con l’aumento nel numero e nelle tipologie delle esperienze offerte ai viaggiatori eno-appassionati. Infatti, dal 3 aprile di 30 anni fa, quando a Verona nasceva la prima associazione sull’enoturismo, le cantine turistiche del Movimento Turismo del Vino sono triplicate, arrivando a 265, e hanno diversificato l’offerta. Determinante è stato il ruolo delle Donne del Vino e dei 145 comuni delle Città del Vino affiliati al Movimento, che per celebrare l’anniversario del Movimento hanno presentato a Vinitaly l’indagine a cura di Nomisma – Wine Monitor. Un’indagine che va a costituire un Osservatorio sul turismo del vino e attesta i dati di crescita del comparto. Ma anche qualche criticità.
La wine hospitality delle Donne del Vino
Benché le cantine turistiche italiane siano dirette soprattutto da uomini (55%), il management della wine hospitality è soprattutto femminile (73%). La wine hospitality delle Donne del Vino si differenzia per una maggiore diversificazione dell’offerta. Non solo vino, quindi, ma anche attività legate al benessere, alla ristorazione (28%) e ai corsi di cucina (40%), alla ricettività (36%), allo sport (piscine 15%) e all’organizzazione di visite a luoghi limitrofi o di collegamento a eventi culturali (50%). In altre parole, le donne stanno efficacemente trasformando l’attrattiva vino in una proposta di soggiorno con attività legate all’arricchimento culturale e alla rigenerazione, che ha origine nella natura.
L’identikit delle cantine turistiche italiane
La tipologia di cantina turistica più diffusa in Italia è quella piccola e familiare (39%), particolarmente presente in Campania, Puglia e Umbria. Seguono le cantine con rilevanza storica o architettonica (14%), più presenti in Veneto e in Piemonte, mentre le imprese con marchio famoso o storico sono il 12% del totale, particolarmente diffuse in Veneto e Sicilia. Piemonte, Toscana, Friuli e Sicilia si caratterizzano invece per imprese del vino con particolari bellezze paesaggistiche e naturalistiche (11%). mentre in Puglia e in Umbria è più alta la quota di cantine organizzate per l’incoming.
Parola d’ordine dei Comuni: fare sempre più rete
L’indagine evidenzia però due elementi critici: il 44% delle cantine sono lontane dai circuiti turistici o enoturistici, soprattutto in Friuli Venezia Giulia, Umbria e Campania. Inoltre, la metà delle cantine chiude al pubblico nel fine settimana e nei giorni festivi. Chiusura che riguarda anche molti uffici turistici, costituendo un problema rispetto ai flussi dei visitatori, più concentrati nei giorni di festa.
Come e cosa possono migliorare i Comuni per favorire l’enoturismo? Anzitutto potenziare gli uffici di informazione turistica e la loro apertura nei giorni festivi, poi sostenere la formazione del personale, anche degli uffici pubblici, in materia enoturistica. Inoltre, favorire la dotazione di strumenti di pianificazione urbanistica e territoriale. E promuovere una maggiore condivisione delle collaborazioni per ‘fare sempre più rete’.